Quando si parla di templi antichi l’immaginazione corre normalmente alle costruzioni greche, caratterizzate da portici in marmo bianco che circondano una cella e sostengono tetti triangolari decorati dai famosi frontoni scolpiti. Questo tipo di edificio, in realtà, presente nelle colonie greche in Italia fin dal VII secolo a.C., si diffonde a Roma e presso le popolazioni italiche solo a partire dal II secolo a.C. Prima di quel momento, vale a dire a partire dal VI secolo a.C., il tempio italico ha caratteristiche diverse da quello greco: si tratta di un alto basamento sormontato da colonne in tufo o calcare, spesso stuccate e colorate, che circondano una cella o tre celle centrali e reggono una trabeazione lignea ricoperta da tegole e coppi d’argilla. Le travature erano rivestite da lastre di terracotta decorate a rilievo, anch’esse colorate, che avevano il compito di proteggere il legno dagli agenti atmosferici e abbellire l’edificio. Molti di questi elementi sono conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Palestrina.
Fatta eccezione per il complesso del Santuario della Fortuna Primigenia – che rappresenta una soluzione architettonica eclettica ed originale – i templi antichi rinvenuti a Palestrina, sotto la Cattedrale e presso Piazzale della Liberazione, appartengono appunto a questo tipo.